Il nuovo web publishing determinerà la fine dei blogger? Alcune riflessioni su 2 articoli di Richard Macmanus e Anil Dash

Come sta cambiando il modo di condividere informazioni in rete? Le piattaforme tradizionali di blogging e i CMS sono in grado di soddisfare i bisogni sempre più pressanti di condivisione di informazioni degli utenti? Provo a fare una analisi partendo da due articoli molto interessanti.

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Il primo articolo, 5 reasons why web pubblishing is changing (again), scritto da Richard MacManus su ReadWriteWeb, è stato trovato grazie allo Scoop.it del mio amico Pino Mauriello (che consiglio vivamente di seguire).

Il secondo articolo, Stop Publishing Web Pages, di Anil Dash, analizza il perché il vecchio modello basato sulla supremazia dei CMS deve essere evoluto in direzione degli stream (ovvero delle piattaforme di StoryTelling, delle piattaforme di microblogging come Twitter, dei social network come Google+, Facebook e altro).

GoodBye blogger? GoodBye CMS?

Condivido in pieno l’analisi di Richard Macmanus sulla fine della leadership dei blogger nella condivisione dei contenuti e nel fatto che le nuove piattaforme di content curating consentono a chiunque di condividere informazioni.

Tramite i social network, lo story telling, il content curating si sta spezzando quel meccanismo per cui, per condividere contenuti (e opinioni) su internet si debba essere necessariamente autori e/o blogger professionali.

Non serve (più) essere blogger per poter condividere i propri pensieri.

Richard Macmanus parla indirettamente del tramonto della figura del blogger nel punto 1 dell’articolo intitolato appunto Publishing is getting more Casual.

Il termine causal utilizzato nel titolo è interessante poiché determina la fine della supremazia del ruolo dell’autore.

Il nuovo processo di pubblicazione è casual nel senso che è:

  1. Meno oneroso dal punto di vista organizzativo/editoriale rispetto alla gestione di un processo organizzativo complesso come quello di curare la linea editoriale di un blog.
  2. Meno tecnico: le nuove piattaforme di condivisione sono volutamente meno potenti di un blog, ma decisamente più facili da utilizzare.
  3. Meno imperniato sulla “composizione dei contenuti”
  4. Più orientato sulla condivisione dei propri ragionamenti, delle proprie riflessioni, delle proprie opinioni.

Non serve più essere blogger per condividere riflessioni.

I blogger non scompariranno ma si trasformeranno più in produttori di contenuti e meno in curatori di contenuti: parimenti molti blogger insoddisfatti si tramuteranno in content curators ben più soddisfatti.

Dalle pagine si passa agli stream nel senso di correnti di pensiero

Condivido l’opinione di Anil Dash quando sostiene che ha sempre meno senso per le organizzazioni concepire il proprio processo editoriale in termini di Web Pages da pubblicare sul proprio dominio.

Già il senso del termine Dominio (un castello chiuso di un dominus) e il termine pagina web danno l’idea di un modello editoriale superato …

… soprattutto se si pensa che gli utenti passano sempre più tempo a leggere stream nati da Facebook, Twitter, Tumblr.

Cambia l’approccio: dalla pagina allo stream

Cambia in modo copernicano l’approccio alla conoscenza.

Se nel web 2.0 si cercavano in siti, blog e dominii, delle informazioni, nell’era dei social media la conoscenza viene aggregata e organizzata in stream.

Non ha più senso per l’utente basarsi su dei dominii nei quali trovare le informazioni organizzate in pagine. L’utente cercherà le informazioni che gli interessano attraverso gli stream tematici che troverà in Facebook, twitter e altre risorse o social network.

È per quesot motivo molto più efficace condividere degli stream, delle opinioni , delle notizie, delle conversazioni in uno stream pubblico come ad esempio Scoop.it, Tumblr, Twitter e altro.

Purtroppo – sottolinea  Anil Dash – le aziende focalizzano (ancora) la propria produzione di contenuti su vecchi modelli del Web 2.0 basati ancora su CMS – Content Management System – sottovalutando il modello emergente degli stream.

Diamo più peso alle community, privilegiamo gli stream

I social media hanno un modello basato su aggregati di persone che condividono una medesima passione: le community. Le persone seguono i propri contenuti in stream su Facebook, Twitter, Tumblr e altro.

Peccato che i CMS tradizionali siano ancora utilizzati semplicemente per creare pagine web …

… quando è invece fondamentale e necessario intercettare le community alle quali indirizzare un contenuto.

Gli stream servono proprio a condividere ragionamenti, pensieri ed opinioni ed è quindi fondamentale ripensare la produzione di contenuti affinché sia basata sui modelli di lettura basati sugli stream.

Se vi interessa, trovate l’articolo di  articolo di Richard Macmanus e di Anil Dash nel mio Scoop.it – Social Media: tricks and platforms

 

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Enrico Giubertoni

International Keynote Speaker, Autore. Aiuto le imprese a sfruttare il Marketing Digitale come leva strategica per conquistare il proprio Target
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